“DAMMI UN CONSIGLIO, COSA FARESTI AL MIO POSTO?”
Quante volte abbiamo sentito pronunciare questa frase? Magari dopo una confidenza condivisa da un‘amica, un famigliare, dai nostri figli.
Chi abbiamo davanti probabilmente, immerso completamente nella situazione che vive, si aspetta che il nostro CONSIGLIO possa rappresentare la SOLUZIONE e riportare luce, come dopo un black out.
In alcuni casi, la richiesta di un consiglio, potrebbe nascere dalla volontà di USCIRE velocemente dal labirinto dell’INCERTEZZA.
Uno scoglio a cui aggrapparsi quando avverti l’alta marea alzarsi.
In altri, un efficace CONFRONTO, un punto di vista esterno.
Ora, la mia domanda per voi è: il consiglio rappresenta il miglior modo di aiutare chi si rivolge a noi?
Pur riconoscendo la nostra BUONA INTENZIONE nel pronunciarci, il consiglio sarà sempre dettato dalla nostra MAPPA MENTALE, frutto quindi delle nostre esperienze di vita vissute e molto altro.
Magari abbiamo vissuto un’ESPERIENZA SIMILE e consigliamo la medesima soluzione al problema che abbiamo adottato noi…ma ciò che ha FUNZIONATO PER NOI, potrebbe NON ESSERE ADATTO all’altro.
Godiamo tutti della nostra UNICITA’, abbiamo una VISIONE differente della vita e, soprattutto, due persone non potranno mai provare esattamente lo stesso mix di EMOZIONI e SENSAZIONI.
Esprimiamo pure il nostro parere se richiesto e diamo il nostro consiglio, introducendolo come nostra “opinione “ MA se ci rendiamo conto che dietro alla richiesta di un consiglio si cela un’autentica RICHIESTA D’AIUTO, ANDIAMO OLTRE.. possiamo fare la differenza!
“Abbracciamo” la persona e aiutiamola a capire quale sia la strada migliore da percorrere.
Come?
Iniziamo con “l’ASCOLTARE” (diverso dal sentire) prestando ATTENZIONE alle sfumature, alle PAROLE, GESTI, ai BISOGNI E SENTIMENTI dell’altro.
Entriamo con DELICATEZZA nel suo mondo abbandonando giudizi personali ed evitando frasi consolatorie generiche (d’effetto ma davvero poco utili).
Accogliamolo e facciamolo ragionare con PAZIENZA, secondo i suoi tempi…la lampadina si accenderà davanti alla soluzione più adatta!
Tempo fa, una “saggia conoscenza” davanti alla domanda
“Cosa faresti al mio posto?”
rispose:
“io non sono al tuo posto”
…Oggi capisco ciò che intendeva. Anche se le parole apparivano poco gentili, racchiudevano una grande verità.
La “soluzione perfetta” è come un abito sartoriale cucito su misura. Ognuno ha il proprio.
F.
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